CONVINZIONI E PAURE

CONVINZIONI E PAURE - Convinzioni e Credenze

Anche se nell’intimo di noi stessi temiamo di non essere adeguati, di non essere all’altezza, di non farcela, di non reggere il confronto con gli altri, c’è un’altra paura che abita dentro di noi, forse più grande di tutte queste messe insieme: la paura di avere potere e libertà.

Avere una concezione potenziante di noi può essere molto impegnativo e comporta una maggiore maturità: per questo tante persone preferiscono tenersi i propri precari equilibri piuttosto che mettersi in discussione. Insomma preferiamo limitarci, se è quello a cui siamo abituati, piuttosto che spaziare liberi.

LA PAURA DI AVERE LIBERTÀ

Bramiamo ma nel contempo temiamo la libertà, così ci richiudiamo in anguste celle dalle quali poi fatichiamo a uscire. A volte le chiavi della nostra prigione sono già nelle nostre mani, ma non le utilizziamo per paura di quello che potremmo trovare fuori.

La libertà comporta una grande responsabilità, per questo ne abbiamo paura e ci sabotiamo in ogni modo per evitare di ottenerla, ponendo una serie infinita di ostacoli consci o inconsci: quando ne superiamo uno ecco che ne compare un altro che ci impedisce nuovamente di goderci la vita.

Questa dinamica si ripete troppo frequentemente per poterla definire casuale. In realtà quello che facciamo è proprio impedirci di essere liberi, perché poi non avremmo più scuse, dovremmo metterci a capo della nostra vita. Gli ostacoli ci aiutano a rimandare il momento in cui saremo di fronte a noi stessi.

Per essere liberi ci vuole coraggio, il coraggio di prendersi la responsabilità totale, senza più incolpare persone o circostanze per ciò che ci mette in difficoltà, il coraggio di prendere decisioni, il coraggio di cambiare, il coraggio di lasciare qualcosa o qualcuno, ma anche il coraggio di impegnarsi, il coraggio di prendere coscienza del proprio potere.

Solo quando smetteremo di ricorrere a scuse esterne per giustificare le nostre miserie, allora avremo il potere di cambiare la nostra vita. Ma per far questo ci vuole coraggio.

LA PAURA DI AVERE RESPONSABILITÀ

Se siamo disposti a guardarci dentro con franchezza possiamo riconoscere questa paura della responsabilità: è molto meno impegnativo essere indirizzati dall’esterno, proprio come quando eravamo bambini, quando genitori ed educatori ci indicavano la strada da percorrere. Una volta adulti non c’è più nessuno lì a dirci che cosa dobbiamo fare e quale direzione prendere. E non sempre riusciamo ad avere chiaro quale sia, così temiamo di sbagliare. E assumiamo atteggiamenti infantili.

Siamo infantili quando non ci prendiamo la responsabilità delle nostre azioni o del nostro mancato agire, quando appunto rimandiamo qualcosa che invece dovremmo fare, quando al contrario facciamo qualcosa che sappiamo non essere produttivo e che ci penalizzerà, quando reiteriamo comportamenti distruttivi per noi e per gli altri. 

Ma siamo infantili soprattutto quando siamo in balia degli eventi, quando non ci assumiamo responsabilità per paura di sbagliare, quando lasciamo che siano gli altri a decidere al posto nostro, quando abbiamo difficoltà a essere coerenti con le decisioni che abbiamo preso, quando fatichiamo a porci degli obiettivi e a raggiungerli, quando lasciamo che prevalga l’abitudine sulla scelta, quando invece di dirigere la nostra vita ci facciamo trasportare da essa. 

Anche se affermiamo di volere più responsabilità e di sentirci pronti per gestirla, queste spesso rimangono fantasie infantili, alle quali non diamo seguito: non facciamo nulla per accrescerla. Ci limitiamo a lamentarci delle condizioni esterne che non ci permettono di raggiungere la condizione che vorremmo. Ma è davvero così?

LA PAURA DI AVERE POTERE

Il potere sviluppa resistenze, a volte più evidenti altre volte più nascoste. Sappiamo che se avessimo potere potremmo fare ciò che vorremmo, ed è proprio questo che temiamo sopra ogni altra cosa: abbiamo paura di mandare all’aria la nostra vita per inseguire qualche chimera, e poi renderci conto di aver sbagliato tutto, ma quando ormai è troppo tardi per tornare indietro.

Facciamo fatica ad associare il potere a un comportamento sano, temiamo che, se fossimo persone di potere, rinnegheremmo i nostri valori, ci faremmo abbagliare da un mondo dorato fatto di affetti finti, di relazioni superficiali e interessate, abbiamo paura che noi per primi potremmo diventare avidi, egoisti, amorali, e perdere così il senso di ciò che è davvero importante. Il nostro inconscio trattiene tutte queste paure e molte altre. 

Vorremmo il potere senza la responsabilità che ne consegue. Ma questo non è possibile. 

Siamo pronti a scagliarci contro chi il potere ce l’ha, puntiamo il dito su tutti gli errori che, dal nostro punto di vista, vengono commessi da queste persone, ma poi ci guardiamo bene dal trovarci in una situazione analoga, perché sappiamo che è molto più facile criticare chi si mette in gioco, piuttosto che mettersi in gioco in prima persona. 

Preferiamo stare dietro le quinte piuttosto che sotto le luci della ribalta, perché dietro le quinte ci è più facile raccontare al mondo e a noi stessi quello che saremmo in grado di fare se solo ci fosse data la possibilità di andare in scena: dimenticando però che quella possibilità siamo noi a dovercela dare. 

LA PAURA DI AVERE DENARO

La paura di avere denaro è molto simile a quella di avere potere e spesso sono collegate. I fantasmi della nostra mente inconscia scorgono nel denaro pericoli e minacce, e ci impediscono di vederlo unicamente per ciò che è: un mezzo, in sé né buono né cattivo, né sporco né pulito, solo un semplice mezzo. 

Abbiamo una grande diffidenza verso il denaro. Non fidandoci di noi stessi, temiamo che il denaro possa farci perdere il controllo e il senso delle nostre priorità. Nel dubbio, preferiamo non trovarci in una situazione di prosperità. Questa paura, essendo molto radicata e profonda, non è sempre riconoscibile, e ci vuole tutta la nostra consapevolezza per rintracciarla e sconfiggerla. 

Con questa convinzione è evidente che il nostro inconscio cerca tutti i modi possibili per evitare di guadagnare di più. Il nostro sistema di valori non ci consente di rischiare. A livello inconscio non contempliamo la possibilità di avere libertà economica ed essere contemporaneamente delle brave persone. Abbiamo poca fiducia in noi stessi e nella nostra capacità di operare scelte sane e comportarci in modo equilibrato. Abbiamo paura di scoprirci diversi da come vorremmo essere e, nel dubbio, preferiamo limitare le nostre possibilità. In questo modo saremo certi di non sbagliare. 

LA PAURA DI METTERSI IN GIOCO

Continuiamo a trovare scuse per tenerci lontani dalla responsabilità e dal potere e proseguire la nostra vita piccola e sicura. Non intendiamo affatto metterci in gioco sul serio, mentiamo a noi stessi e agli altri asserendo che non ci sono le condizioni giuste per farlo.

È più facile, e in un certo senso comodo, ‘stare nel piccolo’, che ci risulta più facilmente controllabile, piuttosto che espanderci e metterci in gioco in ambiti più estesi, che potrebbero porci dinanzi a delle scelte o, comunque, a delle difficoltà. Se non abbiamo possibilità, apparentemente ‘non è colpa nostra’, ma se invece queste possibilità le avessimo dovremmo essere molto attenti a muoverci senza fare passi falsi. E questo ci preoccupa molto di più. 

Non teniamo conto però che, quando ci comportiamo così, blocchiamo la nostra possibilità di crescita, perché la nostra natura è espandere noi stessi, e quando questo non avviene, si attiva il meccanismo opposto, e cioè l’involuzione. Quando stiamo emotivamente male o ci sentiamo insoddisfatti significa che abbiamo smesso di crescere, e se abbiamo smesso di crescere vuol dire che abbiamo smesso di metterci in gioco. Per crescere dobbiamo rischiare, non c’è altra via. 

Imparare a superare le nostre paure è un nostro preciso dovere ed è anche la sola strada per la felicità.

LA PAURA DI CAMBIARE

Cambiare ci fa paura. Perché qualsiasi cambiamento ci porta via quello che conosciamo, ponendoci dinanzi all’ignoto. E l’ignoto ci fa sentire vulnerabili, perché non lo possiamo controllare. 

Sappiamo che la vita non sempre ci riserva sorprese gradevoli, ma quello che forse non sappiamo è che queste esperienze hanno sempre un potenziale di guarigione, anche se non riusciamo a riconoscerlo. 

Quando qualcosa nella nostra vita cambia, e magari cambia in modo improvviso e irreversibile, l’accettazione attiva – e non la rassegnazione passiva – è il primo strumento che abbiamo a disposizione per superare la crisi. 

Di pari importanza è la fiducia, la fiducia incrollabile in noi stessi e nella vita. Anche se tutto sembra sgretolarsi, comprese le nostre certezze, la vita continua, e sta a noi farla continuare in modo costruttivo. Se non accetteremo questa situazione, la vita continuerà ma solo sul piano biologico: saremo vivi fuori ma morti dentro. 

Se penseremo che le prove della vita siano troppo dure per noi, quello che avverrà è che non troveremo la forza di affrontarle e soccomberemo solo perché non sapremo di possedere già quella forza. Non sono le prove della vita a crearci difficoltà, ma la sfiducia con cui le affrontiamo. 

LA PAURA DI ESSERE FELICI

Il nostro più grande desiderio, quello di essere felici, è spesso anche la nostra più grande paura: una paura molto ben mascherata e difficile da riconoscere razionalmente. Uno dei motivi principali per cui temiamo di essere felici è perché crediamo di non meritarlo. Crediamo che la felicità sia qualcosa di riservato a pochi eletti, di cui certamente noi non facciamo parte. 

Del resto ognuno di noi ha qualche scheletro nell’armadio, qualcosa di cui non va fiero, che appartiene al presente o al passato, e quando pensiamo di candidarci per quello stato di grazia, ecco che le porte di quell’armadio si aprono ricordandoci tutti i motivi per cui non dovremmo ambire a tanto. Questo schema di pensiero è legato a un’idea della felicità distorta e infantile: una sorta di premio che viene elargito per meriti speciali.

A volte, invece, ciò che ci impedisce di vivere felicemente è la convinzione che la felicità sia effimera, e che poi si paghi cara con un dolore molto superiore. La paura di perdere la felicità, e di sprofondare nella desolazione, ci fa preferire una vita certamente insoddisfacente ma che nel suo grigiore non ci possa deludere. Guardiamo la felicità con sospetto, pensiamo che ci voglia prudenza. Crediamo che tanto più in alto saliremo, tanto più la caduta ci farà male. Rifiutare la felicità, secondo questo sistema di convinzioni, è una scelta di dovuta protezione per noi stessi. Ma a che prezzo!

LA PAURA DI AMARE

La paura di amare è una delle paure più profonde che abbiamo. E anche una di quelle che riconosciamo meno facilmente. Per evitare di soffrire, tendiamo ad anestetizzare i nostri sentimenti e creiamo, spesso inconsciamente, distanze emotive che sono veri e propri muri tra noi e gli altri. 

Il modo in cui creiamo distanza emotiva può essere tanto subdolo quanto inconsapevole: spesso lo facciamo attraverso litigi o discussioni che vertono su cose prive d’importanza, oppure attraverso una gelosia esasperata verso un partner che non ce ne dà motivo, oppure ancora attraverso l’incapacità di prendere un impegno, non sentendosi mai pronti a vivere una relazione a un livello più profondo. 

Sappiamo essere molto creativi e trovare moltissimi buoni motivi per tenere una certa distanza di sicurezza. Inconsciamente crediamo che, se eviteremo di essere troppo coinvolti nella relazione, soffriremo meno quando questa dovesse finire. Ma così facendo non la viviamo pienamente. 

Altre volte ancora è la paura che l’altra persona possa vederci per come siamo che ci tiene lontani dall’amore, temiamo cioè che l’altro possa rimanere deluso nel conoscerci in profondità. Questa paura ci porta a indossare una pesante maschera che ci impedisce di approfondire qualsiasi rapporto. E questo è fonte di grandissima frustrazione, perché meno permettiamo agli altri di avvicinarsi a noi, più ci sentiamo soli.

LA PAURA DI VIVERE

La paura di vivere, indissolubilmente legata a quella di soffrire, ci impedisce di esporci, di vivere pienamente assumendoci tutti i rischi che questo comporta. Vorremmo una vita piena e realizzata, ma poi ristagniamo nell’immobilità, per il timore di rompere gli equilibri a cui siamo abituati, e di trovarci ad affrontare situazioni impegnative, che ci costringono a uscire dalla zona di comfort. 
Continuiamo a sognare una vita emozionante alla quale però anteponiamo la sicurezza del conosciuto, di ciò che sappiamo e possiamo tenere sotto controllo. Ma senza spingerci fuori da questa area sicura non possiamo trovare la vera vita, quella che sogniamo nelle nostre fantasie, ma che non abbiamo il coraggio di vivere nella realtà quotidiana. 

Assumersi la responsabilità significa anche rischiare, rischiare significa abbandonare le sicurezze, abbandonare le sicurezze significa affrontare l’ignoto, e per affrontare l’ignoto ci vuole tanto coraggio: un coraggio che spesso crediamo di non avere. Eppure ognuno di noi ha quel coraggio dentro di sé ed è importante che lo riscopra, per non sprecare quest’esperienza unica che è la nostra esistenza.