CONVINZIONI SUL LAVORO

LAVORO - Convinzioni e Credenze

A volte consideriamo il lavoro come un obbligo sgradevole che crediamo di dover subire per poterci sostentare. E ci lamentiamo, senza cercare alternative. Per giustificare il nostro immobilismo ci nascondiamo dietro a motivazioni che crediamo inattaccabili, come la crisi o la nostra età. La verità è che molte volte non cerchiamo neppure altre soluzioni, limitandoci appunto a piangerci addosso, incolpando gli altri e la sfortuna per la nostra disgraziata situazione.

Eppure abbiamo sempre la possibilità di far fruttare i nostri talenti e di guadagnarci da vivere mettendoli a disposizione della collettività. Ma perché questo avvenga dobbiamo conoscerli e sapere che cosa ci piacerebbe fare. A volte invece non conosciamo né le nostre qualità, né che cosa ci appassioni, crediamo di non avere talenti particolari e neppure particolari interessi, tendiamo a diventare passivi. 

Dobbiamo imparare ad amare quello che facciamo, qualsiasi cosa sia, e se non ci appassiona diamoci da fare per trovare qualcosa più rispondente ai nostri interessi, cambiando tutte quelle convinzioni che ci relegano nell’immobilità. Nulla ci impedisce di realizzarci, non la crisi, non l’età, non le nostre capacità: solo le nostre convinzioni.

CAMBIA LE TUE CONVINZIONI LIMITANTI SUL LAVORO

Ecco le convinzioni limitanti più comuni che abbiamo su questo.

 

Ciò che so fare non ha valore

Questa è una convinzione che molti di noi hanno. Non sappiamo fare nulla di particolare, magari non abbiamo passioni specifiche, o quelle che abbiamo non troviamo il modo di monetizzarle, e così crediamo che il nostro contributo non abbia valore. Quando tratteniamo questa convinzione siamo schiavi del confronto e vediamo un mondo popolato di persone che sanno rendersi utili, mentre noi non abbiamo chiara neppure la direzione verso cui dirigerci. 

 

Mi sento usato/sfruttato nel mio lavoro

Se ci sentiamo sfruttati, spesso è per un solo motivo: non amiamo il nostro lavoro. Se ci sentiamo usati non dipende dalle pretese degli altri nei nostri confronti, che comunque dobbiamo imparare ad arginare, ma deriva da un approccio al lavoro ‘stanco’. Se non amiamo quello che facciamo, avremo sempre la sensazione che gli altri ci spremano come limoni. Amare il proprio lavoro, indipendentemente da quale sia, è il solo modo che abbiamo per trovare appagamento a livello professionale. Non sono le promozioni, la carriera o lo stipendio che possono renderci felici: è l’amore che mettiamo in quello che facciamo.

 

Per far carriera bisogna essere raccomandati/calpestare gli altri

Questa convinzione ci fa partire immediatamente con uno svantaggio enorme. Se è vero che ci sono persone raccomandate che bruciano le tappe grazie all’aiuto di altre, è anche vero che ce ne sono molte che procedono grazie ai loro meriti. Quindi, invece di concentrarci sul primo gruppo di persone, che, tra l’altro, ci fornisce un facile alibi per i nostri insuccessi, facciamo del nostro meglio per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. 

 

Sono incapace di svolgere un lavoro di responsabilità

Questa convinzione è molto infantile. Crediamo che siamo fatti per essere diretti da qualcun altro, ma questo è vero solo all’inizio del nostro percorso lavorativo, quando cioè dobbiamo imparare il mestiere. La nostra naturale evoluzione prevede che, quando abbiamo raggiunto una sufficiente esperienza, dobbiamo a nostra volta trasmetterla ad altri, e questo è possibile.

 

È impossibile che trovi un altro lavoro con questa crisi

Questa è un’altra convinzione-alibi. Se non trovo lavoro è perché c’è la crisi. O forse perché non mi do abbastanza da fare? La crisi c’è, è una realtà, ma questo dovrebbe stimolarci ad impegnarci ancora di più e non a cercare stancamente qualcosa. La crisi seleziona: divide chi ha davvero una forte motivazione da chi non ce l’ha. Sta a noi decidere da che parte stare.